Recensione Huawei Matebook X Pro 2022

Vale la regola avere sempre l’ultimo modello a disposizione? Mi porgo sempre questa domanda quando devo acquistare un nuovo device. Se le differenze sono minime e non sono dirette neanche a mio favore, opto sempre per il modello precedente, anche in virtù del fatto che, posso risparmiare essendo sul mercato già da un pò e quindi soggetto a promozioni molto più interessanti. E’ quello che mi sono domandato quando ho avuto tra le mani il Matebook X Pro di Huawei, versione 2022.

Esteticamente identico al 2023, il Matebook X Pro si presenta con una scocca di metallo dal rivestimento di colore “Ink Blue”-  a grana fine. Questo comporta una piacevolezza al tatto unica, un aspetto positivo considerando che altri laptop sanno essere solo freddi al tatto. 4 porte USB-C (solo due sono Thunderbolt 4) e jack audio. In confezione troviamo un dongle USB-C/USB-A e l’alimentatore da 90 Watt (utile anche per altri dispositivi Huawei). Ottimo il peso per un 14″ – che sfiora di poco 1,3 kg, ma ben distribuiti e quindi ben maneggevole anche in casi estremi di utilizzo, esempio le gambe quando si è seduti senza un sostegno. Non si può far a meno di notare il Touchpad, grande e che arriva all’estremità della scocca.

Una serie di comandi lo rendono molto più utile di quello che sembra: sfiorando lateralmente con un dito si può accedere alla luminosità e al volume con tanto di feedback, con un tocco si chiude la finestra o si riduce ad icona se lo facciamo da sx o a dx, sfiorando con due dita si accede al centro notifiche, sfiorando in alto si ha l’avanzamento veloce o il riavvolgi dei video, con un tocco di una nocca si può fare lo screenshot dello schermo, con due nocche la registrazione dello schermo. Tutti utilissimi ma essendo tanti, ci vorrà un po’ di tempo per abituarsi. In compenso tutti funzionano perfettamente e se qualcuno si stesse chiedendo se un Touchpad così grande non sia fastidioso per le mani, vi confermo che non è così. Non necessariamente dovete essere al centro del Touchpad per lavorare, di conseguenza palmo e polsi non saranno un problema.

La tastiera si presenta con una corsa classica, feedback aptico, un bel sound di clic e una retroilluminazione dignitosa. Anche in questo caso si percepisce una qualità costruttiva da vero top di gamma. Il tasto accensione sulla destra, presenta il lettore di impronte digitali, ma per questo Matebook X Pro ho voluto utilizzare i sensori per lo sblocco biometrico. Che dire, perfetto! Sono stato riconosciuto 10 volte su 10. Da ricordare che la fotocamera sulla tastiera è scomparsa. La trovavo una piccola genialità. Quella attuale si trova in alto sul display con una risoluzione di soli 720p, ma perché?? Forse per le cornici ristrette?

SCHEDA TECNICA

  • Schermo: 14,2” LTPS, 3.120 × 2.080 pixel, 3:2, 264 ppi, 90Hz
  • CPU: Intel Core i7-1260P (12ma generazione)
  • RAM: 16 GB LPDDR5
  • ROM: 1 TB SSD
  • Scheda Grafica Intel Iris Xe (4GB)
  • Connettività: Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.2

Premesso che, con questo reparto hardware, è difficile che non possa accontentare l’utente medio che sceglie di acquistare un top di gamma. Quello su cui mi soffermerò è la valutazione dello stress che indurrò questo Huawei Matebook X Pro in lavori grafici che richiedono massime prestazioni dell’Intel i7 e l’utilizzo della RAM per l’elaborazione. In Modalità Performance e Photoshop 2022 come cavia, inizio ad elaborare due immagini TIF da 480 MB e 800 MB, 400 pixel, 36 x 52 cm. Tempi di apertura: 31 sec. Il risultato migliora se l’alimentazione è a cavo e non con la batteria, si scende a 29 secondi. Elaborazione logo vettoriale con Illustrator 2022: tavolo di lavoro 30 x 30 cm, livelli e immagini PSD. Salvataggio: 12 secondi. Sono tempi lusinghieri, in linea con la potenza di questo Matebook X Pro.

In tutto ciò le ventole hanno iniziato a volare a fine sessione ma i decibel erano talmente bassi che a stento si sentivano. Niente male anche il display con i suoi 500 nit di luminosità. La configurazione mi è sembrata veritiera, il pannello antiriflesso aiuta tanto ed il touch  sempre pronto. Ottima la fluidità, ma in ambienti grafici, i suoi 90Hz sono standard e ho avuto sempre l’esigenza di averli a disposizione. Sensore di luminosità fa il suo dovere, tentennato qualche volta ma niente di rilevante. Batteria da valutare in più situazioni. Con i suoi 60 Wh, ed il mio utilizzo fatto di grafica, internet e condivisione file, 6/7 ore sono sempre garantite, ma ripeto, l’utilizzo è talmente personale che questo è un dato che potrebbe benissimo non essere considerato. Da non dimenticare gli altoparlanti HUAWEI SOUND 6 che mi sono piaciuti e no poco. Bassi presenti, parlato ben definito e disturbo ridotto al minimo anche al max del volume. Ascoltare un film è piacevole.

In conclusione, contento di questo Huawei Matebook X Pro? Si, perché le sue prestazioni possono essere paragonate a marchi altrettanto importanti. Ho lodato le finiture ed i materiali che danno un tocco da “vip” – il Touchpad che mi permette di fare tante cose senza allungare le dita sulla tastiera, l’accendersi da stand-by immediato e senza perplessità e delle cornici così sottili che lo fanno sembrare più grande di un 14″. Un display che è rivestito di uno strato nano-ottico controllato magneticamente in grado di ridurre del 60% il riverbero della luce premiato anche primo laptop in assoluto a ottenere la certificazione TÜV Eye Comfort 3.0 – per la protezione oculare completa.

E poi ovviamente c’è la piattaforma Super Device che permette un utilizzo sincrono e interconnesso con altri Device Huawei (spero di poter provare il nuovo P60 Pro…). Il prezzo? A listino 2.199 euro, non spiccioli ma essendo il penultimo della serie Matebook X Pro, non sarà difficile trovare qualche promozione online. Attenzione perché dal sito ufficiale, non sembra essere disponibile, tocca rimboccarsi le maniche e trovarlo in altri siti.

Recensione cuffie AOC GH300

Vi siete mai chiesti quanto una cuffia gaming possa influenzare le sessioni di gioco? Per un gamer probabilmente sono fondamentali in quanto aiutano la concentrazione durante il gioco grazie alla percezione più alta di suoni ed effetti e alla possibilità di potersi isolare senza nessuna fonte esterna di disturbo. Per chi invece fa del gioco, una pausa momentanea, si limita ad usare delle semplici cuffie perdendosi il piacere del sound che in particolari giochi, è fondamentale. Quali sono allora le cuffie da prendere in considerazione? Che caratteristiche deve avere? Oggi parleremo delle AOC GH300, delle cuffie interessanti ad un prezzo accessibile a tutti.

Ciò che colpisce subito le AOC GH300 è il design: sono realizzate di plastica semi lucida, con padiglioni neri in similpelle e struttura dell’arco in metallo color rosso con effetto satinato. In bella mostra delle cuciture rosse ed il logo AOC semi lucido. Lateralmente troviamo delle reti che proteggono i led che illuminano il logo. Eh si, un minimo di effetto nerd non vogliamo darlo? I Led su entrambi i padiglioni, possono essere accesi tramite il telecomando a filo. Dallo stesso è possibile poi, silenziare il microfono o le cuffie e regolare il volume (manopola continua e non a scatti). Di tutti i componenti di queste GH300, è proprio il telecomando che non fa una bellissima riuscita, causa la plastica che lo rende al tatto di bassa qualità.

Per l’uso quotidiano le GH300 mi hanno soddisfatto in termini di comodità: i padiglioni con driver da 50 mm, sono comodi e sufficientemente grandi da isolare abbastanza bene i rumori esterni. Il microfono rimovibile non è molto invadente ma in tutti i casi lo si può regolare con facilità. Il led rosso per segnalare il suo stato, scompare quasi del tutto all’interno del filtro antipop. Le GH300 hanno soddisfatto anche nella loro principale funzione: durante le sessioni di gioco, l’audio è espansivo, chiaro e coinvolgente (con virtual surround stereo 7.1). In Resident Evil 4, i passi, l’elicottero sopra la testa, le scene nelle caverne, i combattimenti, sono direzionali e avvolgono bene il gamer nelle azioni più avvincenti. Ottimo lavoro anche da parte del microfono che, riproduce la mia voce leggermente metallica, ma chiara e forte.

Diversa è la percezione se utilizziamo queste GH300 per ascoltare la musica. Chiariamo subito: il sound non è male, ma i bassi in più occasioni tendono a diventare piatti ed allinearsi con tutto il resto. C’è poca enfasi e si ha l’impressione che più è alto il volume, più si nota questo particolare. Questo però non deve distrarre dalla vera natura di queste cuffie. Se si vuole un sound potente e cristallino, bisogna puntare ad altro, ma è molto difficile che, con il prezzo low cost di queste GH300, possiate trovare di meglio sul mercato. Nota positiva anche par il software di gestione delle cuffie. Da qui sono possibili varie regolazioni. Dalla frequenza al bit rate. Dalla chiarezza della voce alla soppressione del rumore. Ultima chicca la regolazione dei led nello scegliere il colore, la pulsazione e la luminosità.

Per concludere, queste GH300 svolgono molto bene il loro compito. Comodità ed esperienza d’uso sono molti interessanti, ma ciò che non deve distrarvi, è il prezzo assolutamente imperdibile: su Amazon, le portate via a 36 euro. Si cade subito in tentazione.



Recensione OnePlus 10 Pro 5G

Bello, potente e con una fotocamera firmata Hasselblad. Vuoi ancora di più? E’ probabile che questa recensione di OnePlus 10 Pro possa storcere il naso in virtù del fatto che è stato presentato da poco il nuovo OnePlus 11, ma valutando le caratteristiche, conviene comprare il nuovo flagship oppure il modello precedente ad un prezzo ribassato?

Partiamo dal presupposto che, acquistare adesso un 10 Pro, non sarà mai un errore ma un acquisto ponderato. Ma quali saranno le differenze? Ho provato il 10 Pro con Android 13 e OxygenOS 13.0 – e mi sono trovato benissimo. OnePlus 10 Pro ha un design elegante che gli conferisce un aspetto da top di gamma anche a chi non ha dimistichezza con gli smartphone. Partiamo dal posteriore dove fanno bella mostra di se le fotocamere racchiuse in un quadrato che collega il profilo metallico laterale. Il resto è composto da un vetro satinato (Gorilla Glass 5) che non lascia nessun tipo di impronte. Il display invece è un Gorilla Glass Victus da 6,7″ – AMOLED 120 Hz  e LTPO 2.0 – QHD+. Il peso di 200,5 g è molto ben calibrato su un corpo di 163 mm di altezza, 73,9 mm di larghezza ed un spessore di 8,55 mm. Nessun led di notifica ma c’è l’always-on display personalizzabile e i lati curvati illuminati per le notifiche.

Il processore è l’ottimo Snapdragon 8 Gen 1, una GPU Adreno 730 con una RAM da 12 GB (espandibile) e una memoria di 256 GB. La batteria è una 5000 mAh con ricarica Supervooc da 80 w e in modalità wireless da 50 w con la possibilità di ricarica wireless inversa. Inutile dirlo ma il processore regala una esperienza d’uso molto coinvolgente: veloce nel browser, nell’apertura delle applicazioni, i lag sono ridotti al minimo e comunque bisogna occupare tutta la RAM per metterlo in difficoltà, ma è una condizione quasi impossibile da raggiungere se non in game. La temperatura si mantiene sempre molto bassa, ma è il raffreddamento che ho trovato ben efficace  quando si prova ad effettuare tanti download consecutivi.

Con Android 13 e OxygenOS 13.0 – le cose sono soltanto migliorate con tantissime novità: ispirati dalla natura, OxygenOS 13.0 promette nuove funzioni ma nello stesso tempo una semplicità aumentata ed una interfaccia più pulita. Dalla funzione “schermo sempre attivo” – entrano nuove funzioni che permettono una gestione più intelligente delle tracce audio in collaborazione con Spotify, nuovi Canvas che permettono una personalizzazione delle proprie foto, un nuovo screen che permette la gestione ed il controllo dello smartphone e nuovi avatar. Una nuova funzione Zen Mode che si presenta come una vera e propria app capace di spronare ad utilizzare lo smartphone in modo più semplice e con parsimonia. Una nuova esperienza di gaming da HyperBoost che permette una migliore gestione dell’energia e nuove opzioni di modalità gioco. Un nuovo launcher per l’ottimizzazione di cartelle e widget. Una nuova barra laterale per accedere velocemente a determinate funzioni. Una nuova sincronizzazione audio ed una gestione ancora più smart dei propri accessori audio e per concludere, una protezione dei dati personali ancora più sicura. Rimangono ancora attive, alcune funzioni interessanti come la la sezione “caratteristiche speciali” – che permette la divisione dello schermo, la flessibilità delle finestre che adesso diventano mobili e tanto altro.

Diamo un’occhiata al reparto fotografico? Abbiamo una fotocamera principale da 48 megapixel ƒ/1.8 stabilizzata otticamente, una 8 megapixel ƒ/2.4 zoom 3.3X ottico e una 50 megapixel ƒ/2.2 grandangolare con un’apertura di 150°, tutto in collaborazione con Hasselblad. Le foto sono ovviamente da cameraphone. Brillantezza e realisticità, sono i punti a favore degli scatti di questo OnePlus 10 Pro. Un bilanciamento dei colori ben calibrato ed una messa a fuoco sempre precisa. Una riduzione del rumore ben calibrata in situazioni di poca luce. Qualche piccola incertezza soltanto in tele, quando si prova a mettere a fuoco qualcosa che si trova al centro. In questo caso, l’algoritmo non sempre tende ad assolvere il compito. Niente male la profondità di campo che scontorna bene il soggetto a patto che ci sia una buona luce come contorno. La presenza di Hasselblad si sente nella impostazione PRO dove è possibile regolare focus, ISO, bianco, tempi ed esposizione. Registrare foto in RAW e RAW+. Possono uscire degli ottimi risultati se ci si mette alla prova. Modalità notte per avere scatti migliori con bassa luminosità con all’interno l’opzione “cavalletto” utile per le lunghe esposizioni senza foto mosse.

La fotocamera anteriore è da 32 megapixel con luminosità adattiva AI. I selfie sono di buona qualità, è possibile scattare mostrando il palmo della mano e le impostazioni prevedono la modalità notte (qui presente), ritratto e i video. La cosa strana è che dalla fotocamera anteriore è possibile accedere alla modalità PRO delle fotocamera posteriore.

Più opzioni anche per i video dove è possibile registrare in 8K a 24fps, 4K a 120fps e FullHD a 60fps. Ottima la funzione “ultra stabile” – che è disponibile solo in FullHD come pure il riconoscimento delle scene AI. Alla fine si tenderà ad utilizzare sempre quella che risulta essere la più equilibrata in più scene e che regala buoni risultati do luce e colori. In 8K la differenza si nota abbastanza, ma bisogna filmare sempre con un sostegno per ottenere risultati PRO. Buoni anche i video della fotocamera anteriore che mantiene in parte le opzioni di quella posteriore.

La batteria da 5000 mAh promette un’ottima performance considerando anche che un processore come lo Snapdragon 8 Gen 1, non può essere economico di energia per promettere tali prestazioni. Con il mio tipico utilizzo, fatto da una buona quantità di ricerche google, musica, social e un uso sporadico della fotocamera, sono riuscito ad arrivare a giornata lavorativa con un buon 35% di batteria, con luminosità display automatica, chiusura quando possibile in background e nessun feedback tattile (da precisare che il PRO 10 in dotazione ha l’ottimo “O-HAPTICS” – che imita la sensazione di materiali reali e interazioni naturali). Per quanto mi riguarda, lo trovo un ottimo risultato. Con la ricarica SuperVOOC da 80W, OnePlus promette di caricare il 10 Pro del 61% in soli 15 minuti, ma con display spento partendo con una percentuale del 1% di batteria residua. In alternativa c’è sempre la ricarica wireless da 50W.

Adesso, dopo questa valutazione, essendo in possesso di questo OnePlus 10 Pro, conviene passare al OnePlus 11? Differenze tra processore, fotocamera e ricarica ci sono, ma è anche vero che, il prezzo del 10 Pro si è abbassato di 849 euro per il 12GBdi RAM/256 GB e di 769 euro per quello 8GB di RAM/128GB rispetto ai 849 euro per 8GB di RAM/128GB e 919 per 12GBdi RAM/256 GB. Probabilmente una maggior differenza di prezzo, aiuterebbe ad entrambi  di non essere confusi.

Recensione monitor AOC CU34P2C

Quali sono i requisiti giusti per comprare un monitor professionale o da gaming? Gli amanti del settore hanno idee ben chiare e sanno su cosa puntare. C’è chi invece vorrebbe buone caratteristiche da entrambi i settori con un occhio di riguardo al prezzo. Ne sa qualcosa AOC, famosa nel settore dei monitor e che, a listino, ha molte frecce al suo arco. Come il modello CU34P2C, che promette produttività, connettività ed un schermo curvo 1500R VA/3FL da 34″ – che strizza l’occhio anche al gaming. Per provare il monitor CU34P2C mi sono posto delle domande. Perché tra tanti modelli dovrei scegliere lui. Sono due le scelte che pondero in questo campo: l’esperienza di utilizzo ed il design, che reputo un fattore non trascurabile. Montata la base in alluminio (non c’è bisogno di nessuna vite, tutto ad incastro e facile da montare) quello che noto subito è la sobrietà del design. Niente fronzoli, nessun modulo o sezione esterna a vista, le plastiche sono di buona qualità, lo schermo curvo 1500R da 34″ – è immenso e le cornici laterali sono sottili, dato non trascurabile se si opta per una configurazione multi – monitor. Lo schermo è regolabile sia in inclinazione (-5/23°) che in altezza (150 mm). Le varie porte si trovano tutte sul retro in basso, facili da trovare e che permettono una buona gestione dei fili: 1 HDMI 2.0 x 1 – 1 DisplayPort 1.2 x 1 – 1 USB-C 3.2 x 1 (con erogazione fino a 65 watt) – 4 USB 3.1 (Gen 1) – 1 ingresso jack audio da 3,5 mm.

Il pannello VA curvo 1500R con risoluzione 3440 x 1440 pixel, WQHD, è un piacere per gli occhi. Grazie all’alta risoluzione e al formato 21:9, si ha la possibilità di poter lavorare con più finestre aperte, con una fluidità quasi paragonabile al doppio pannello. Ideale per editing grafico, dove il nero non vira al grigio ma è vero, (tecnologia VA) ed il bianco è puro (grazie all’illuminazione WLED). Se alle prime impressioni, i 1500R potrebbero destare strana la visuale laterale, con l’utilizzo questa sensazione quasi non si averte più. Inoltre questo monitor CU34P2C è equipaggiato di tecnologia “Flicker-free” – che riduce il livello di sfarfallio garantendo una stanchezza minore durante lunghe ore di sessione.

Ho trovato utile poi la disponibilità della porta USB con tecnologia “DisplayPort Alternate Mode” – che mi ha permesso di visualizzare video in 4K collegando il mio portatile per poter godere di tutta la bellezza di questo monitor curvo e automaticamente avere la possibilità di poterlo anche caricare.

Onesto anche nell’utilizzo gaming dove un monitor curvo, ha ancora più senso di esserci con un refresh da 100 Hz e un tempo di risposta MPRT di 1 ms. Non siamo a livelli alti, c’è chi fa molto di più e meglio. Anche gli altoparlanti integrati non hanno tutta questa resa, ma il monitor AOC CU34P2C non ha pretese di questo genere di conseguenza lo dovete valutare in modo differente. Dopo il lavoro, mi dedico ad una mezz’ora di spasso, allora si, ha più senso di essere acquistato. E’ da consigliare? Per esperienza personale e per l’uso editing svolto su di esso, assolutamente si. Design classico che tende molto al professionale e caratteristiche interessanti di connettività, lo rendono un compagno ideale per il lavoro. Soprattutto adesso che su Amazon è in offerta ad un prezzo niente male.

Recensione Huawei Band 7

Sottili, utili, adatti per lo sport ed economici, le smart band stanno conquistando un pò tutti. Dai giovani attenti allo sport, alle persone più adulte che cercano in un dispositivo portatile, dati personali sotto controllo. Ne sa qualcosa Huawei che ha presentato da un pò di mesi, la settimana generazione della sua smart band.

Huawei Band 7 migliora e affina, quello che già era un buon risultato: spessore della cassa di 9,99 mm ed un peso di soli 28 g circa, compreso cinturino. Display da 1,43″ – amoled ben visibile anche al sole (ma con la massima luminosità e grafiche chiare). 4 colori a disposizione, tra cui un verde scuro, Wilderness Green il migliore di tutti a mio parere. Al polso risulta essere molto comodo. Il display verticale aiuta a non sporgere tanto dal polso ma soprattutto, risulta essere ideale quando lo si indossa la notte per rilevare i dati del sonno tramite il tracker TruSleep 2.0. Una comodità data anche dal cinturino morbido e facilmente regolabile. Uno smartwatch classico, indossato durante il sonno, non avrebbe tutti questi plus. (Avrei voluto che la band abbassasse la luminosità o che la eliminasse del tutto appena rilevasse il mio sonno, ma  se nella prima mezz’ora mi agito, mi giro o alzo il braccio per tirare su le coperte, purtroppo rimane sempre acceso, altrimenti dovrei impostare di abbassare la luminosità quando è notte…)

A bordo troviamo il sistema operativo HarmonyOS (2.0.0.32) che permette un’ottima sinergia con l’app Health. Da qui è possibile ottenere tutto sotto controllo: dai rilevamenti automatici che possono essere impostati (come la frequenza cardiaca e la SpO2 dal tracker TruSeen 4.0 e lo stress da TruRelax) alla possibilità di ottenere dei workouts, un assistente nutrizionale, visualizzare i passi, le calorie consumate, gli esercizi di respirazione ed un diario alimentare. (alcune funzioni fanno parte di un abbonamento mensile chiamato Health+) Unico tasto fisico sulla destra, permette di accedere a tutte le funzioni e di accendere il display da spento. Una gesture dal basso permetterà di monitorare le notifiche (ai messaggi si può rispondere solo con risposte rapide, anche personalizzabili), con una gesture dall’alto si accederà alle impostazioni della band, mentre lateralmente, da entrambi i lati, si può accedere al monitoraggio della propria salute.

L’esperienza d’uso di Huawei Band 7 mi ha convinto: comodo da indossare, utile per lo sport grazie al rilevamento automatico dell’attività (96 attualmente), facile da abbinare al proprio smartphone e l’utilità di avere sempre aggiornati i parametri della nostra salute (da precisare che, la band vibrerà come alert nel caso in cui i valori minimi da noi impostati saranno raggiunti) Un pò bassa la frequenza del display e le gesture devono essere decise per accedere alla schermata, ma forse sono soltanto punti di vista. Tantissimi i quadranti, alcuni anche personalizzabili. I nuovi possono essere scelti dallo smartphone e quando sono stati scaricati, possono essere selezionati anche dalla band stessa. Buona anche l’autonomia: Huawei segnala 14 giorni o 10 giorni con uso intenso. Nel mio caso, sono riuscito a sfiorare 8 giorni sotto stress. E’ un risultato più che soddisfacente.

Da ricordare poi l’Always On Display e l’accensione del display alla rotazione del polso. Resistenza all’acqua di 5 ATM e la possibilità di poter scattare una foto direttamente dalla band anche con ritardo di 5 secondi. Prezzo? 59,90 euro, ma attualmente in offerta a 49,90 sullo store di Huawei.

Recensione LG Lavasciuga Smart AI DD TurboWash F4DV912H2EA

Possiamo organizzarci per qualsiasi evento, ma quando ci tocca usare la lavatrice, sembra che non abbiamo mai il tempo per avere il bucato pronto. Quando l’accendo, quando finisce, ma pioverà, li stendo in balcone… ecc. Tutti dubbi che almeno una volta ci è capitato di discutere. Certo, ci vorrebbe una lavatrice super tecnologica che dovrebbe fare tutto questo al posto nostro. A stendere i panni la vedo difficile, ma per gi altri problemi, credo che la LG Lavasciuga Smart AI DD TurboWash, possa fare al caso nostro. Per questa recensione ho provato la F4DV912H2EA – attualmente una delle più costose della linea Smart AI DD. Asciugatrice, TurboWash 360˚ – Steam+ – tecnologia ThinQ – e tanto altro che al prezzo di 1899 euro, avrete voglia di provare tutto e subito.

Partiamo dalle misure che sono quelle standard – 60 x 85 x 56,5 cm, carico 8 kg, a prima vista quello che colpisce più di tutto sono il grande oblò e la sezione display/programmi che rende molto interessante ma anche un pò confusionario, l’aspetto della lavasciuga LG. Dopo la prima configurazione e l’accoppiamento con l’applicazione LG ThinQ (non proprio semplice da gestire e non velocissima) ho subito utilizzato i programmi più idonei per il mio bucato, tessuti misti. Carico la LG, chiudo l’oblò e accendo con il pulsante sinistro accanto al dosatore del detersivo. Da precisare che, bisogna riempire i dosatori di detersivo e ammorbidente, i dosaggi saranno automatici grazie alla funzione ezDispense, il sistema di auto dosaggio che eroga automaticamente il corretto quantitativo di detersivo ad ogni lavaggio. Con la manopola seleziono il programma e avvio il tutto.

La lavasciuga inizialmente farà dei giri di cestello senza acqua per valutare il peso ed il tipo di tessuto dopodiché grazie alla tecnologia AI DD sarà in grado di scegliere il lavaggio perfetto per non rovinare i tessuti. Grazie al display saremo sempre in grado di capire a che punto si trova il programma e quando terminerà il tutto. Se si è fuori, si potrà controllare tutto dall’applicazione ed eventualmente accenderla e impostare un nuovo programma tra quelli disponibili in download. La lavasciuga LG è silenziosa nella maggior parte dei lavaggi. In pratica caricarla oltre la metà si eviterà di sentirla girare in quanto i panni non sbatteranno nell’acqua accumulata mentre la centrifuga a 1400 giri, non è affatto fastidiosa. Anche la pompa che provvede a scaricare l’acqua è silenziosa. Molto utile il programma TurboWash 360˚- che permette in soli 39 minuti un ciclo completo di lavaggio (diventano più di 40 i minuti se si utilizza la velocità max della centrifuga). Ed è proprio con questo programma che ho potuto constatare l’effettiva efficacia della LG. A parte scegliere il detersivo giusto, alcune t-shirt di cotone, erano macchiate di cibo e di prato e alla fine del ciclo di lavaggio, erano incredibilmente pulite.

Un discorso a parte merita ovviamente l’asciugatura. Può essere associata a tutti i cicli di lavaggio e si può anche scegliere la durata, da un min di 30 minuti ad un massimo di 90 min. Utilizzando sempre un carico minimo, ho provato sia con 30 e 90 min. Il risultato è molto soddisfacente in entrambi i casi. Se si intende asciugare capi delicati come il cotone, con 30 minuti si avrà un bucato leggermente vaporizzato che si asciugherà in pochissimi minuti. Neanche il tempo di stenderlo e sarà asciutto. Con 90 minuti invece, i capi in cotone e in jeans, saranno asciutti e poco stropicciati. Il tempo minimo per un lavaggio + asciugatura è di 160 minuti. Ottima anche la funzione Antipiega che garantisce il 30% di pieghe in meno (con le camicie ho effettuato meno passaggi di ferro da stiro) mentre l’opzione LG Steam⁺ – elimina il 99,9% degli allergeni, funzione che può essere utile per i capi dei bambini e per chi ha problemi di allergie.

Sembrerebbe tutto perfetto, ma difetti? In teoria nessuno di così grave. Personalmente ho trovato poco gestibile, il pannello centrale del display che adotta dei led poco visibili di giorno e molto imprecisi (quando un led è accesso per indicare una funzione, la luce invade anche la funzione accanto, sembra che stia ad indicare entrambe le cose…) L’applicazione LG ThinkQ è sicuramente da migliorare per gestione e praticità. Le info da consultare ci sono tutte ma il layout non è molto intuitivo. La possibilità di poter scaricare nuovi programmi è sicuramente un plus che rende la LG Smart AI DD molto interessante, ma i programmi scaricati non entrano in elenco, di conseguenza quando si effettua un nuovo download di programma, il nuovo sovrascrive il vecchio. E’ sicuramente una perdita di tempo. Per concludere il prezzo: 1899 euro, attualmente scontata di 400 euro sullo shop online di LG per un totale di 1499 euro (utente registrato a LG, 1469 euro). Da Uniero il prezzo scende a 1151 euro + un ulteriore 5% di sconto in cassa. Sono tanti? Forse si rispetto alla concorrenza, ma bisogna sempre valutare la classe energetica (A/E) e le caratteristiche che in questo caso sono tutte interessanti.

 

Recensione OnePlus Nord CE 2 5G

Tra la fascia media di smartphone presenti sul mercato, credo che dovreste iniziare a valutare anche OnePlus che, tra offerte e nuove proposte, si fa spazio tra i grandi della telefonia. Lo fa in modo interessante con il Nord CE 2, dalle buone caratteristiche, un design curato e qualche asso nella manica.

Plastica non corrisponde a bassa qualità. Ne sa qualcosa OnePlus che con questo Nord CE 2 ne ha realizzato il retro scossa. Il risultato è superiore alle aspettative: finiture curate e riflettenti, bordi arrotondati e impronte poco visibili. Poco scivoloso ed un colore “Bahama Blue” – che fa subito estate. Ben fatta l’integrazione scocca e fotocamere posteriori. Nessun gradino ma una semplice continuità con le linee. Lato destro tasto accensione, sinistro volume, in basso il jack audio da 3,5 mm, alimentazione, altoparlante mono, in alto slot per doppia Sim e microSD fino ad 1 TB. Per il design frontale niente sorprese. Con un’altezza di 160,6 mm ed una larghezza di 73, 2 mm, si lascia ben usare. Buono lo spessore di soli 7,8 mm ed uno peso in linea con la concorrenza, 173 g.

Il processore è un MediaTek Dimensity 900, abbinato ad una GPU ARM Mali-G68 MC4, 8 GB di RAM e 128 GB di memoria. L’esperienza d’uso è molto gratificante considerando la fascia di appartenenza. Veloce, non eccessivamente caldo messo sotto stress, lag quasi inesistenti, presenti solo in elaborazioni grafiche e caricamenti download in app molto pesanti. Il sistema operativo si basa su Android 11 (indietro rispetto alla concorrenza) e la personalizzazione di OxygenOS 11. Quest’ultima mi è piaciuta in modo particolare perchè permette di poter personalizzare, animazioni, icone, testo e colori, come si vuole. Pesino l’animazione dell’impronta digitale sul display, che ho trovato precisa e veloce.

Il display è un 6,43″ – 409 ppi, con frequenza di 90 Hz, AMOLED, HDR10+ su Gorilla Glass 5. Anche in questo caso le personalizzazioni non mancano con il tema chiaro o scuro, comfort visivo, la scelta della temperatura schermo, la modalità colore e le dimensioni dei caratteri di visualizzazione.

La frequenza può essere impostata su 60 0 90 Hz. Presente lo “Schermo Ambient” – che permette di scegliere cosa mostrare in standby. Sempre ben visibile anche sotto al sole diretto e l’automatismo può essere impostato per mostrare anche la luminosità più elevata.

Come fotocamere posteriori abbiamo una 64 megapixel ƒ/1.8, una grandangolare da 8 megapixel e una fotocamera macro da 2 megapixel. Nessun stravolgimento rispetto al mercato, però i risultati sono da apprezzare. In condizioni di ottimali, i sensori si comportano bene, realizzando scatti dai buoni colori e ben definiti. Per le macro si arriva fino a 4 cm di distanza, ma i risultati arrivano dopo varie prove.  Presente l’AI per il riconoscimento della scena e la modalità notte, che migliora gli scatti in notturna rispetto alla modalità foto con AI inserito. In modalità Ritratto, il soggetto viene scontornato abbastanza bene impostando una sfocatura leggera. Con valori alti, le foto non mi hanno convinto del tutto. Sembrano necessariamente troppo elaborate anche viste dal semplice display. Utili i filtri che si possono applicare e verificare prima dello scatto. Presenti anche le funzioni Slow Motion, Time-Lapse e Pro per impostare manualmente i singoli parametri. “Video a doppia vista” –  invece permette di registrare con entrambi le fotocamere anteriori e posteriori. I video in 4K a 30fps sono realizzati con colori vivaci e dettagli ben fatti. La stabilizzazione mi ha convinto ma, in registrazioni molto mosse, tende a perdere di precisione mostrando tremolii poco fastidiosi ma presenti.

 

Un plauso alla batteria da 4500 mAh che mi ha garantito una giornata completa di attività tra foto, video, social e navigazione wifi/5G. Con una ricarica da 65 w e caricabatteria veloce SUPERVOOC, in meno di 40 minuti aveva già raggiunto un buon 80% di autonomia.

Per concludere: possiamo fidarci di questo OnePlus Nord CE 2? Direi proprio di si. Processore, display e batteria mi hanno convinto del tutto. Per la fotocamera, se non avete esigenze particolari, non vi darà problemi. Il prezzo è di 359 euro sul sito ufficiale (escluse promozioni) ma su Amazon lo si può trovare ad un prezzo di 325 euro in colorazione Mirror Grey. Un ulteriore abbassamento di prezzo, lo renderebbe quasi un best price. Tenetelo d’occhio.







Recensione LG TONE Free FP9

Poche settimane fa, LG ha presentato delle nuove cuffie True Wireless Bluetooth, le LG TONE Free FP9 e FP5 entrando in competizione con le nuove AirPods arrivate alla terza generazione. Quali sono i punti forti di queste cuffie? Sicuramente la collaborazione con Meridian, la cancellazione attiva del rumore e per la FP9, la tecnologia igienizzante UVnano.

Per questa recensione, ho provato le più complete FP9 che, esteticamente non variano dalle FP5 se non per la tecnologia. Esteticamente sono molto interessanti. La custodia comoda da portare in tasca, ha una gradevole sensazione al tatto, non plastico ed il movimento di apertura/chiusura, da una buona sensazione di costruzione. Le cuffie si presentano una caratteristica forma che LG chiama a conca prendendo il nome proprio dalla cavità auricolare dove si appoggiano. Sono ridotte di 4,4 mm rispetto ai modelli precedenti, per una vestibilità migliore. Effettivamente, queste TONE Free, si indossano molto facilmente, e non risultano fastidiose, anche dopo un paio di ore. Provandole anche durante la mia sessione di fitness, sono rimaste sempre al loro posto, creandomi poco fastidio.

In collaborazione con Meridian, le TONE Free, presentano una elaborazione dell’audio molto interessante: la tecnologia 3D Sound Stage per esempio, (LG la consiglia anche per attività di videogame) porta ai massimi livelli l’esperienza d’uso. Quello che ho percepito riproducendo “Cold Heart” di Elthon John e Dua Lipa, è un suono avvolgente e dinamico, con bassi mai effettivamente in primo piano, ma adeguati a quello che stavo ascoltando. Dall’app dedicata poi, c’è la possibilità di modificare la resa audio scegliendo più opzioni in base ai propri gusti.

La cancellazione attiva del rumore da i suoi benefici quando ci si trova, per esempio, in condizioni di fastidio cittadino, come il traffico. Sia ben chiaro, siamo lontani dalle capacità delle cuffie a padiglione, ma nonostante ciò, riflettendoci, la scelta di far percepire quello che c’è attorno anche in minima parte, è sicuramente un fattore di sicurezza per chi è molto distratto.

Un aspetto che ho trovato interessante è la modalità Plug & Wireless: l’esempio più eclatante è in aereo quando non si ha possibilità di usare le cuffie in modalità wireless con i dispositivi multimediali dell’aereo. Con le LG TONE Free FP9, questo problema scompare. Basta collegare l’USB-C ad AUX in dotazione al jack audio da 3,5mm del dispositivo che si vuole utilizzare, attivare la funzione Plug & Wireless sulla custodia e si potrà godere delle proprie cuffie. Io per esempio le ho utilizzate con gli attrezzi fitness di Technogym, liberandomi del tutto del filo auricolare, effettivamente, molto fastidioso.

Per concludere non posso dimenticare la tecnologia UVnano di queste cuffie che permette di eliminare il 99,9% dei batteri con soli 5 minuti di esposizione delle cuffie. La luce UV LED all’interno della custodia, è visibile solo esclusivamente quando le LG TONE Free FP9  sono in carica, è ha una durata di 5 minuti. Un vero peccato. Questa tecnologia poteva essere ancora più utile se disponibile a discrezione dell’utente, ma penso anche che sia stata fatta una scelta di ottimizzazione della batteria.

Il prezzo di listino è di 199 euro ma attualmente le trovate in offerta su Amazon a 151 euro disponibili in nero e bianco.

Arclit, la custodia che scherma i segnali radio

Secondo una ricerca VIASAT, in Italia diminuiscono di poco, i furti d’auto, ma quando vengono rubate se ne perdono le tracce per ben oltre la metà. Resta forte l’emergenza soprattutto in alcune regioni del Centro-Sud e i modelli di piccola e media cilindrata risultano le più “gettonate”. La Campania si conferma ancora una volta al primo posto con 23.554 furti di autoveicoli; segue il Lazio (17.021) e la Puglia (16.389). Via via tutte le altre a partire dalla Sicilia (13.178) e la Lombardia (10.013). Sul fronte ritrovamenti, al contrario, le notizie non sono buone. Ne vengono ritrovate 34.198 (il 36% del totale). Del restante 64% se ne perdono le tracce. I numeri stanno lì a confermare che, quando un’auto viene rubata, è molto difficile ritrovarla. Le autovetture in assoluto più “ricercate” continuano ad essere quelle di medio- piccola cilindrata generalmente per farne un uso temporaneo: per commettere reati (rapine o furti) o per la vendita dei pezzi di ricambio. Le auto più pregiate, quelle di alta gamma, spariscono “su commissione”, o per essere rivendute all’estero: Serbia, Albania, Slovenia ed Estremo oriente i mercati più gettonati.

La figura del ladro è cambiata – ci dice Domenico Petrone, Presidente di Viasat Group – e ai tradizionali ‘topi d’auto’, si sono aggiunti i ‘cyber ladri’, organizzati in vere e proprie bande hi-tech a cui bastano appena 30 secondi in media per rubare un’auto”. A quanto pare sembra che siano proprio le famose chiavi keykess che, saranno sicuramente comode, ma rendono tutto più semplice. Ai ladri restano pochi secondi per intercettare il segnale dal telecomando con un “jammer” – riprodurlo e aprire le portiere non appena il proprietario si allontani abbondantemente. Una volta all’interno dell’auto, il tasto per l’accensione del motore rende il furto ancora più semplice.

Come potersi difendere o rendere la vita più difficile ai ladri? Intanto installare un antifurto satellitare/IoT che possa comunicare anche con una centrale operativa e magari schermare la propria chiave subito dopo la chiusura delle porte in modo tale che, il segnale radio tra chiave ed auto possa scomparire e non essere intercettato dal jammer. Per schermare il segnale esistono delle custodie dove si inseriscono le chiavi all’interno subito dopo aver chiuso l’auto. Io ho provato quelle di Arclit, si trovano su Amazon ad un ottimo prezzo di 4,99 euro. Le custodie ne sono due, e hanno due scomparti: uno per la chiave ed un altro per inserire le carte di credito contactless. Sono di un tessuto molto robusto e a differenze di altre custodie, hanno dimensioni più compatte (8 x 12,5 cm da chiuso), quindi più comode da portare in tasca ma anche meno capienti per introdurre un mazzo di chiavi. All’interno del primo scomparto, c’è anche un anello per fissare eventualmente le chiavi alla custodia. In più, nella confezione, ci sono anche due porta tessera singoli. Cosa ne pensate? In che modo proteggete la vostra auto? Vi lascio al video dimostrativo.

Recensione Huawei P40 Lite

Difficile scegliere quale Huawei P40 mettere sotto il torchio. Alla fine la scelta è caduta sul P40 Lite, che del prezzo invitante e dalle caratteristiche hardware, sa essere sicuramente il modello più interessante per chi non vuole superare il tetto delle 300 euro. Huawei P40 lite piace subito per il suo design. Di effetto le colorazioni, (Midnight Black, Crush Green, Sakura Pink) niente materiali preziosi, cover posteriore di vetro e frame di plastica ma fortunatamente le impronte non sono visibili. Bello il reparto fotografico formato da 4 fotocamere disposte in un quadrato e da un contorno d’orato per la versione Midnight Black, peccato che purtroppo sporgono e quando si scrive poggiandolo su un piano, inevitabilmente si muove. Piccolo foro in alto a sinistra per la fotocamera anteriore e tasti laterali per il volume e per il tasto di accensione che funge anche da sblocco con lettore di impronte digitale (molto preciso). Non mi ha convinto il peso, 183 g e lo spessore di ben 8,7 mm – le dimensioni invece rientrano nello standard.

Niente male le caratteristiche hardware con un processore Kirin 810 octa-core (2 x Cortex-A76 2,27 GHz + 6 x Cortex-A55 1,88 GHz), 6 GB di RAM e 128 GB di memoria espandibile. Come display abbiamo un LCD da 6,4″ – con risoluzione 2310 x 1080 pixel (398 ppi). Pur essendo soltanto un LCD, il display mi è piaciuto: ottima luminosità anche all’esterno, buoni gli angoli di visualizzazione. E’ possibile poter scegliere la risoluzione dello schermo in alta o in bassa oppure usare la risoluzione intelligente per ottenere un maggior risparmio energetico. Purtroppo nessun led di notifica o always on display, peccato. Come va il P40 Lite? Ottime impressioni: il processore regala una fluidità interessante, sia per la visualizzazione delle pagine che per l’apertura delle app (forse dovuto anche all’assenza dei servizi Google). Bassissima sensazione di riscaldamento. A bordo troviamo l’ultima versione di EMUI, la 10.0.1 che gira su Android 10. Attualmente la patch di sicurezza è datata 1 gennaio 2020. Ma come sarà utilizzare un Android senza i servizi Google? Un dubbio che mi sembra abbia bloccato parecchi utenti nello scegliere un Huawei negli ultimi mesi. Senza giri di parole vi spiegherò la mia esperienza d’uso.

HUAWEI P40 lite viene consegnato come sempre con una serie di app che possono essere utili o meno. Tra queste troviamo Phone Clone: per utilizzarla vi chiederà di istallare la stessa app anche sull’altro smartphone Android che andrete a sostituire con il P40 Lite. L’app non fa altro che spostarvi tutte le vostre applicazioni sul P40 Lite (in questo caso bisogna controllare se funzionano tutte). Poi c’è AppGallery dove si possono trovare la maggior parte delle applicazioni esistenti già in altri store e che, con il passar del tempo sta diventando sempre più popolare. Poi abbiamo TrovApp, altro store utile che in base a quello che cercate, vi segnala dove scaricare come APKPure. In conclusione, se avevate dubbi se uno smartphone può sopravvivere senza i servizi Google, non dovere preoccuparvi: i servizi sono tutti facilmente recuperabili o almeno in parte sostituibili (YouTube per esempio potete utilizzare il browser, Google Maps c’è, ma con qualche limite nel loggarvi, oppure farvi consigliare da APKPure un’alternativa) o come la lettura dell’email che può essere fatta con l’app proprietaria che gira benissimo e che ho utilizzato con grande soddisfazione.

Buon risultato anche per il reparto fotografico: sul retro ci sono quattro sensori: il principale da 48 megapixel con apertura f/1.8, il secondo da 8 megapixel con lente grandangolare, il terzo da 2 megapixel con lente macro e il quarto da 2 megapixel per il bokeh. Belle le foto all’aperto, con colori molti vivaci (complice forse un HDR abbastanza presente). Niente male anche le foto con profondità di campo, anche se, il primo scatto non è stato sempre il migliore, come lo scontorno del soggetto in primo piano. In tutti i casi è sempre possibile regolarne l’effetto. Niente male anche gli scatti in notturna, anche qui, il software agisce molto sulla scena dando qualche volta, risultati leggermente alterati (cieli sempre un pò troppo carichi). Ottima l’intelligenza artificiale, che è riuscita quasi sempre a riconoscere la scena. Zoom niente male, ma occhio ad avere una mano ferma! Per quanto riguarda il software per la gestione delle fotocamere, tutto sembra al posto giusto, ma un minimo di studio per tutte le funzioni, è necessario. Anche la fotocamera anteriore da 16 Mp con apertura f/2,0 – da buoni risultati. Anche in questo caso, il software tende ad alterare leggermente scene in cui magari se ne può fare a meno.

Per i video invece bisogna tenere ben ferma la mano perché la stabilizzazione mi è sembrata abbastanza ballerina anche quando si sta attenti nel camminare. Forse l’uso della livella sul display potrebbe dare una mano. Registrazione in Full HD, non la migliore, ma comunque buona per un uso social.

Un plauso alla batteria da 4.200 mAh con supporto alla ricarica rapida da 40 w: con un mio uso giornaliero, sono riuscito quasi a concludere il secondo giorno di lavoro, un dato da non sottovalutare se l’autonomia è un vostro chiodo fisso. Ovvio immaginare che questo risultato si è ottenuto perchè il P40 Lite non ha il consumo energetico dei servizi Google costantemente operativi. Tempo di ricarica: con il 3% di carica residua, per fare il pieno ha impiegato 55 minuti, spento e con il caricatore da 40 w.

Lo consiglio? Si, tutto sommato sento di farlo. Anche se la ricerca delle varie app, potrebbe portare in confusione oppure sentirsi momentaneamente bloccato senza i servizi Google, il P40 Lite fa egregiamente il suo lavoro. In fondo non è detto che tutti i servizi GMS debbano essere utilizzati. Per quelli che pretendono tanto dal proprio smartphone, il fatto di dover elaborare delle scorciatoie, da un senso di hacker, dall’altra parte invece c’è l’utente che, cacciando un pò di soldi (non parlo del P40 Lite che a listino costa 299 euro ma del fratello maggiore, P40 Pro che costa molto di più e ha gli stessi limiti) non ha nessuna intenzione di smanettare ma che vuole tutto e subito, ecco, molto probabilmente, sarà tentato nello scegliere altro. Da non sottovalutare poi, la promozione attuale per chi acquista il P40 Lite: in omaggio si potrà avere Huawei Band 4 Pro e tre mesi di HUAWEI Music. La promozione è valida fino al 24 Maggio 2020. Per ulteriori informazioni, vai su Fantechnology.